lunedì 21 aprile 2014

C'era una volta il West. E c'è ancora.


Chissà perché il West continua ad affascinarci. Forse perché immemori della nostra storia, il western ci offre un’epica capace di dare voce e praterie alla ricerca interiore. Un mito in grado di dare volto all’ideale della conquista della frontiera; una frontiera ancora labile, nuova, che spinge sempre più in là. E non importa che qui non ci siano i buoni e i cattivi, i cowboy e i sioux, perché oltre le case e il grande fiume, c’è la grande distesa del West, la natura selvaggia battuta solo dai cacciatori di bisonti prima che arrivi la ferrovia a portare la civiltà. Ci sono le pianure ingiallite e il nevischio dei monti del Colorado, ci sono le mandrie di bisonti, la caccia cruenta e l’odore acre del sangue ad attendere un damerino cresciuto sulla East Coast e il lettore dall’altra parte dell’oceano. Ci sono il rapporto fra l’uomo e la natura, la sua fame di avventura e il suo istinto di sopravvivenza a dare forma al mistero della vita, così diversa eppure così simile alla nostra.

                                   (immagine: Sam Larson) 


«"
Io sono venuto qui...". Si interruppe e lasciò che il suo sguardo spaziasse oltre l'uomo, lontano dal villaggio, al di là di quel lembo di terra che immaginava fosse l'argine del fiume, fino alla distesa verde-giallastra che scoloriva all'orizzonte verso ovest. Nella sua mente cercò di dare una forma a quello che doveva dire a McDonald. Era un sentimento, era un'urgenza che doveva esprimere. Ma sapeva che qualsiasi cosa avesse detto, non sarebbe stato che un altro nome, inadatto a descrivere quella natura selvaggia che andava cercando. Era una forma di libertà e bellezza, di speranza e vigore che gli sembrava alla base di tutte le cose più intime della sua vita, che pure non erano né libere, né belle, né piene di speranza o vigore. Ciò che cercava era l'origine e la salvezza del suo mondo, un mondo che sembrava sempre ritirarsi spaventato dalle sue stesse origini, piuttosto che ricercarle come la prateria lì intorno, che affondava le sue radici fibrose nella nera e fertile umidità della terra, nella natura selvaggia, rinnovandosi proprio in questo modo, anno dopo anno.»


(Butcher's Crossing, John Williams, p. 28) 

martedì 1 aprile 2014

Cosa resterà di questi Anni Ottanta

In libreria incappo nell'ultima fatica editoriale del solito instancabile giornalista televisivo. Foto di copertina e fascetta catturano la mia attenzione. "Il romanzo di una generazione", si spiega, e mi sorprendo nel cogliere che la meglio gioventù descritta è quasi coetanea della mia. Visto che il naufragare nel mare della nostalgia è sempre dolce, specie in Italia, mi lascio cullare tra le pagine sino ad arenarmi tra queste righe. Gli Anni Ottanta. La vulgata li aveva definiti edonistici e reaganiani e certamente non basta un elenco per raccontarli, per raccontare la vita tra i dieci e vent'anni di età, però... Però l'esercizio non è privo di fascino e dunque eccomi aggiungere qualche nome, per raccontare quel decennio iniziato con degli strani scioperi a Danzica e finito con le Notti magiche di Totò Schilaci.


Giovanni Floris, Il confine di Bonetti, Feltrinelli (2014)

Hanno sparato a Reagan; l'attentato al Papa; McEnroe batte Borg; Carlo e Diana; un radiogiornale del mattino e la Legge marziale in Polonia; il generale Dozier e le Brigate Rosse; Gilles Villeneuve; siam tutti figli di Bearzot; il Guerin Sportivo; Beppe Viola; Michel Platini; Francesco Moser e l'Enervit; i Duran Duran; i paninari; Craxi, C.A.F. e il Pentapartito; Stefano Benni; Joe Montana; Trant'anni della nostra storia; il Papa a Lugano; Diego a Napoli; l'Heysel; Bum Bum Becker; Bruce Springsteen; Eros Ramazzotti e Adesso tu; Flavio Cotti e scuole chiuse; Gianni Brera e StradiVialli; Che Guevara; La Pantera; fuori Caccia dentro due socialisti; Parola mia e Doppio slalom; i ragazzi di Vicini; Alberto Tomba; Ben Johnson a Seul; Zurigo; gli U2; Jovanotti e Gimme Five; don Sandro Crippa; Piazza Tienanmen a Pechino e Michale Chang a Parigi; Santiago de Compostela; don Luigi Giussani; la Cecoslovacchia e Vaclav Havel; Cesare Pavese; Il Sabato; la caduta del Muro... [continua]