lunedì 26 maggio 2014

L'arte di vivere in difesa

In America esiste un proverbio, "Ci sono due stagioni: l'inverno e il baseball"; quest'anno per me è iniziata la seconda. Il libro di Chad Harbach è uno splendido romanzo di formazione e una controversa educazione sentimentale di alcuni studenti dell'Università di Westish nel Wisconsin, sul Lago Michigan. A unirli è la passione per il baseball, che diviene inevitabilmente metafora della vita.



"[Il baseball era considerata] un'arte: un'attività apparentemente inutile praticata da individui con un particolare talento, che sfuggiva a qualsiasi tentativo di definizione eppure a tratti sembrava comunicare qualcosa di vero, o addirittura di cruciale, sulla Condizione Umana.

(...)

Il baseball era un'arte, ma per arrivare all'eccellenza ci si doveva trasformare in una macchina. Non contava quanto magistralmente uno riuscisse a giocare a volte, come si comportasse nella sua giornata migliore, quante giocate spettacolari mettesse a segno. Non si era pittori o scrittori: non si lavorava nell'intimità della propria stanza per poi scartare gli svarioni e mostrare al mondo solo i capolavori. Per un giocatore di baseball, come per ogni macchina, l'essenziale era la capacità di ripetersi. I momenti di ispirazione erano nulla in confronto all'eliminazione dell'errore.

(...)

Il baseball era diverso. Schwartz lo considerava uno sport omerico: non una mischia, ma una serie di singoli duelli. (...) Quale altro sport teneva un conteggio tanto crudele come quello degli errori, segnalandoli su un tabellone?" (cap. 36)




La squadra del college si chiama gli Harpooneers per il presunto legame tra l'università e l'autore di Moby Dick, Herman Melville, che vi avrebbe tenuto una lezione. Nelle ultime pagine del romanzo a mo' di elogio funebre viene letto il ventitreesimo capitolo del libro, La costa a sottovento, sull'eterna scelta se navigare in mare aperto o lungo la costa: 

"...siccome nell'assenza della terra soltanto sta la suprema verità senza rive, infinita come Dio, così meglio è perire in quell'abisso ululante che venire vergognosamente sbattuto a sottovento, anche se in questo fosse la salvezza".