giovedì 26 settembre 2013

Tutti in coda sognando l'impresa

C’era una volta il progetto Copernico, oggi c’è il cumenda brianzolo. Sono passati solo 10 anni, ma se un tempo il Ticino andava a caccia di aziende straniere oggi è diventato terra di conquista, il nuovo Eldorado.
Come pare lontana l’epoca in cui quello che allora si chiamava il promovimento economico cantonale varava un’aggressiva politica di marketing territoriale per favorire nuovi insediamenti. In pochi anni, dal 1999 al 2003, la Sonnestube svelò un inaspettato appeal riuscendo ad attrarre 3056 aziende e facendo fiorire i fondovalle di capannoni tanto anonimi quanto ambiti. Molti metri quadrati, pochi posti di lavoro. “E’ la logistica, bellezza, non puoi farci niente!”, si rassicurava, garantendo il “valore aggiunto”. Un valore soprattutto fiscale perché oltre alle imposte alla fonte a fare gola a Comuni e Cantone erano quelle sull’utile e sul capitale.

Il teatro dei sogni
Quei tempi sono finiti. Sino a qualche anno fa si parlava di promozione, oggi di invasione. Complice la congiuntura, complice il numero di lavoratori frontalieri. E così con timore e sospetto osserviamo la coda dei sedicenti imprenditori muniti di partita IVA all’entrata del Teatro Sociale di Chiasso. In scena, c’è “Benvenuta impresa!”, iniziativa del Comune per presentare le potenzialità della cittadina di confine. S’erano fatti avanti in novecento, ma solo poco più di duecento hanno trovato posto. Sognano la delocalizzazione, cercano spazio in cui lavorare. A loro la Svizzera può offrire più flessibilità, meno burocrazia e un fisco più leggero.

In gita a Chiasso
Se un tempo la domenica si andava in gita a Chiasso, quelle odierne paiono prove di esodo, una vera e propria fuga dall’Italia. Una fuga che se da un lato lusinga il sindaco Moreno Colombo, dall’altro preoccupa sia il Presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni sia il Dipartimento Finanze Economia del Cantone. C’è una fuga di imprese e di cervelli da arginare, c’è un’azione politica economica da coordinare.  A Bellinzona nessuno lo ammette esplicitamente, ma l’iniziativa chiassese un po’ di malcontento e disagio lo sta creando. Se dal Pirellone viene vista come una fuga dall’Italia. Da Palazzo delle Orsoline viene vista come una fuga in avanti. Un’iniziativa isolata per promuovere il sogno elvetico che potrebbe trasformarsi in boomerang: sembra ieri quando Chiasso promuoveva insediamenti hi tech e si è vista invadere da call center. Ad alto valore aggiunto, naturalmente.

domenica 22 settembre 2013

Non potevo farlo anch'io














 




Incuriosisce e attrae, interroga e magari diverte. Ma cosa ci dice? Nell'era fast food, l'arte contemporanea stuzzica ma non sfama. Non la capiamo e allora via. Le speculazioni finanziarie e le mode che accompagnano artisti e opere alla fine ci lasciano scettici, incapaci di capire l'effetto che fa...
Al Meno Uno, con @robedachiodi, per #Turné del 21 settembre 2013 (dopo 6' ca.)

Di fronte a una tela di Lucio Fontana con Giuseppe Frangi
 



















dopo questa notizia:

Opera di Luciano Fabro in frantumi
Incidente in occasione di un vernissage della Collezione Giancarlo e Danna Olgiati a Lugano

Se non fosse per il valore insostituibile dell'opera, si potrebbe immaginare a una scena di Mister Bean. Invece, non è un film comico quello visto ieri a sera al Meno Uno, il prestigioso spazio espositivo vicino al futuro LAC. In occasione del vernissage delle 30 nuove opere della Collezione Giancarlo e Danna Olgiati che integrano quelle esposte dall'estate 2012 è avvenuto un clamoroso incidente.

Uno sventurato ospite della vernice, tra un canapè e un discorso, ha sciaguratamente fatto cadere un'opera di Luciano Fabro che è caduta in frantumi. Si tratta, o meglio, si trattava della famosa "Impronta" datata 1962-1964. I vetri del disco trasparente con al centro un'impronta sono andati in mille pezzi, quasi polverizzati, tra lo sconcerto dei presenti e l'infinito imbarazzo del goffo malcapitato. E non è una consolazione, il fatto che all’inaugurazione fosse presente l’assicuratore della collezione.

Luciano Fabro è considerato uno dei massimi esponenti dell'avanguardia italiana del XX secolo ed in particolare dell'Arte povera. Artista concettuale e scultore era nato a Torino nel 1936 ed è morto a Milano del 2007. Anche per questa ragione, secondo la curatrice del Museo cantonale d’arte che gestisce tutti gli spazi espositivi, il valore dell'opera è inestimabile, per il vuoto che inesorabilmente lascia l'incidente accaduto ieri sera.

(notizia pubblicata su RSI.ch l’8 settembre 2013)