Avrei voluto citare David Foster Wallace e il suo Una cosa divertente che non farò mai più. Mi sarebbe piaciuto parlare di estetica e di epifanie.. Ma poi ho pensato che era più semplice, raccontare come è andata venerdì 1. luglio.
Floating Piers, ovvero non solo l'arte di stare a galla
Venti euro?! Ven-ti, due-zero, scandisce l’omino con la pettorina gialla. Venti euro per un posto auto in un campo fuori Pilzone, a tre chilometri da Sulzano. E la navetta? Più in là, a 300 metri ci sono gli autobus, cinque euro a persona, ma questa è la coda… Dallo sconforto alla speranza il passo è breve. Lo vede quel furgone, incalza. Sì. È un tassì privato… con altri 20, 25 euro ve la cavate, vi porta lui. È però vano il tentativo di negoziare la tariffa con il tassista improvvisato… “Signori, qui è un guerra, non ci si muove… Venticinque euro è il minimo, non scherziamo!”. Il viaggio, l’ora, i bambini, la calura sono tutte ragioni per mettere mano al portafogli. La legge della domanda dell’offerta non lascia scampo: nei giorni di Christo sul Lago d’Iseo tutto costa, tutto costa di più, ma quando arriviamo all’inizio della passerella arancione è quasi una sorpresa avere la conferma che passeggiare sull’istallazione è gratis. Lo stupore di un dono tra tanto business e marketing.
Floating Piers, ovvero non solo l'arte di stare a galla
Venti euro?! Ven-ti, due-zero, scandisce l’omino con la pettorina gialla. Venti euro per un posto auto in un campo fuori Pilzone, a tre chilometri da Sulzano. E la navetta? Più in là, a 300 metri ci sono gli autobus, cinque euro a persona, ma questa è la coda… Dallo sconforto alla speranza il passo è breve. Lo vede quel furgone, incalza. Sì. È un tassì privato… con altri 20, 25 euro ve la cavate, vi porta lui. È però vano il tentativo di negoziare la tariffa con il tassista improvvisato… “Signori, qui è un guerra, non ci si muove… Venticinque euro è il minimo, non scherziamo!”. Il viaggio, l’ora, i bambini, la calura sono tutte ragioni per mettere mano al portafogli. La legge della domanda dell’offerta non lascia scampo: nei giorni di Christo sul Lago d’Iseo tutto costa, tutto costa di più, ma quando arriviamo all’inizio della passerella arancione è quasi una sorpresa avere la conferma che passeggiare sull’istallazione è gratis. Lo stupore di un dono tra tanto business e marketing.
Giuditta non capisce: non comprende perché ci sia una folla
simile, non concepisce attese e code simili. Hai mai pensato di dipingere sull’acqua,
le avevo chiesto per far leva sulla sua vena artistica, ma nulla. Avevo usato l’analogia
romanticheggiante dei raggi del sole che disegnano sulle acque lacustri quello
che l’artista d’origine bulgara e sua moglie hanno ideato… Niente. Christo –
aveva sentenziato prima ancora di partire – non meritava cinque ore di viaggio.
Ora però scatta fotografie a tutto spiano. Sì, ammette malvolentieri, almeno si
possono fare delle belle foto.
Su quella passerella il corteo è incessante, un inatteso
Quarto stato in costante cammino. Ci sono tutti: turisti da ogni dove, curiosi
di ogni età, adolescenti intenti a fotografare-instagrammare-postare, vitelloni
in libera uscita, anziani in fuga dalla calura di città, falsi invalidi e veri appassionati
d’arte, venditori di salamelle e vu cumprà dall’accento bresciano… Loro sono
persino troppi, è quasi scandalosa questa affluenza record. Tutti improbabili
esperti d’arte, tutti di passaggio per dire “io c’ero”, tutti inconsapevoli cacciatori
di bellezza. Quella bellezza intravista tra le pieghe del tessuto increspato di
luce e di acqua. Quell’eccezionalità di cui parlano giornali e tigì e che oro vogliono
per sé. Forse, chissà, per affermare non solo incoscientemente che partecipare
a un’opera d’arte vuol dire affermare qualcosa di irriducibile e unico di se
stessi. Per loro, quella massa così eterogenea e burina, siamo noi. Passa la
banda degli alpini e al largo, poco distante, a bordo di un battello transita
anche Christo. Ammirerà compiaciuto il suo successo? Osserverà commosso chi sta
beneficiando del suo dono?
Jacopo fa notare come al quattordicesimo giorno la stoffa
sia macchiata, lungo la passerella si scorgono alghe e fa capolino un po’ di
sporcizia. È come intravvedere una ruga sul volto di chi si ama. Si sta
logorando, prendiamo atto. D’altronde è un’opera temporanea, spiego loro. Da
lunedì, concludo, iniziano a smontarla. E tutti, sia i più grandi sia le più
piccole insorgono: ma come? Perché fare un’opera così per sole due settimane? Citando
un’intervista letta sul Corriere spiego loro che Christo voleva solleticare “il desiderio e la curiosità delle
persone” e per farlo in fondo sedici giorni sono più che sufficienti. Anzi,
basta un attimo, un istante, carpito e inatteso. Come una domanda imprevista cui non sai rispondere subito. Come
quel raggio di sole al tramonto che ora è sparito dietro Monte Isola.
Nessun commento:
Posta un commento