Chi gioca in prima base?, ripeteva ossessivamente Dustin Hoffman in Rainman. A noi interessa chi gioca in seconda. Ed è un altro Dustin. E’ Dustin Luis Pedroia, trent’anni, seconda base dei Boston Red Sox, la squadra campione del mondo di baseball che ha appena conquistato la sua terza World Series degli ultimi dieci anni. Per Pedroia è il secondo titolo dopo quello del 2007.
Ok, d’accordo non stiamo
parlando di Joe Di Maggio e per noi il baseball è meno affascinante e più
complicato del curling, ma per ogni ragazzo americano è uno dei tre fiori
all’occhiello della cultura yankee. Gli altri due sono la Costituzione e il
jazz. Il nostro Dustin lo chiamano The Laser Show: è stato matricola
dell’anno al suo debutto professionistico nel 2007, miglior giocatore, “MVP”
l’anno successivo e in bacheca vanta diversi riconoscimenti – dal Silver
Slugger al Gold Glove Award. Abbastanza da lasciar scrivere a chi
più se ne intende di inning e di Major League, che Pedroia è
destinato a lasciare il segno in questo sport.
Il baseball è un grande serbatoio della memoria americana. A un fuoricampo e alla traiettoria di una pallina da baseball sono appesi sogni e destini. Il sogno di Pedroia è quello di uno che ce l’ha fatta, perché per i Pedroia da Brione sopra Minusio l’America era la terra promessa. Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, dal locarnese, gli avi di Dustin partirono dal Ticino ed emigrarono nel Nuovo Mondo. Non dalla Valle Maggia come si era sempre pensato, bensì dal Locarnese. L’ultimo Pedroia da Brione sbarcò a Ellis Island nel 1911. Incitati dall’appassionato collega Pier Baroni e partendonel sito OltreConfiniTI scopriamo che sono tre i Pedroia partiti per San Francisco.
La seconda base dei Red Sox è
nato e cresciuto a Woodland, a un’ora e mezza da Sacramento, in
California, ma a differenza dei suoi avi ha trovato il successo sulla costa
est, a Boston. Se il padre è d’origine ticinese, la mamma ha sangue portoghese.
A Brione non risulta che Pedroia sia mai tornato nel paese dei suoi antenati.
Chissà se è cosciente del fatto che nelle sue vene scorra un po’ di sangue
ticinese. Non senza qualche concessione alla retorica, in Sunset
Park Paul Auster scrive che “il baseball è un universo grande come la vita stessa e
perciò nel suo ambito ricadono tutte le cose della vita, buone o cattive,
tragiche o comiche”. Anche le radici dimenticate di Pedroia. Anche i campioni
sconosciuti ai discendenti ticinesi.
(Pubblicato sul RSI.ch il 6 novembre 2013)
(Pubblicato sul RSI.ch il 6 novembre 2013)
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